PESARO - 19 territori, 17 enti locali, 14 organizzazioni della società civile da tutta Europa. Un unico obiettivo: diffondere voci, pratiche ed esperienze sulle migrazioni - questo è il significato di "snapshots = scatti" - dai confini verso il centro.
Questo è il progetto europeo «Snapshots from the borders», con il Comune di Lampedusa capofila della rete dei partner, tra cui, per le Marche, il CSV Marche, il Comune di Pesaro e il Faic (Forum delle Citta dell'Adriatico e dello Ionico): un percorso triennale, con numerose azioni, tra cui una campagna comunicativa, che verrà ufficialmente lanciata il 20 giugno, "Giornata mondiale del Rifugiato", in contemporanea in tutti i territori coinvolti, e per le Marche da Pesaro.
Obiettivo generale del progetto è aumentare consapevolezza, conoscenza e comprensione critica su interdipendenza globale e cause dei flussi migratori, per favorire il raggiungimento degli SDGs (Obiettivi di Sviluppo Sostenibile), e il percorso si sviluppa su 3 assi: sensibilizzazione, awareness/comunicazione ed advocacy. Il primo asse vedrà la realizzazione di workshop e seminari in ogni paese coinvolto e a Bruxelles; il secondo prevede, appunto, il lancio della campagna "No more bricks in the wall" e la realizzazione di eventi culturali nei territori; il terzo promuoverà la nascita della Rete delle città di confine "Border-towns network" e una capillare azione di advocacy a livello locale, nazionale ed europeo.
Mercoledì 20 giugno dunque, si terrà a Pesaro il Town event del progetto per le Marche, un momento di approfondimento culturale, che si svolgerà in contemporanea in tutti i paesi europei partner del progetto, e che a livello locale vedrà anche la collaborazione speciale della 54a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro.
Presso il teatro Piccola Ribalta (via dell'Acquedotto 15, Pesaro) alle ore 21.15, andrà in scena lo spettacolo teatrale "ACQUA DI COLONIA - ZIBALDINO AFRICANO" (ingresso gratuito fino ad esaurimento posti), della compagnia teatrale Daniele Timpano ed Elvira Frosini, autori, registi e interpreti della rappresentazione, che è stata candidata al premio UBU nel 2017.
"Il colonialismo italiano. Una storia rimossa e negata, che dura 60 anni, inizia già nell'Ottocento, ma che nell'immaginario comune si riduce ai 5 anni dell'Impero Fascista. Cose sporche sotto il tappetino, tanto erano altri tempi, non eravamo noi, chi se ne importa. È acqua passata, acqua di colonia, cosa c'entra col presente? - si legge nella scheda di presentazione dello spettacolo - Eppure ci è rimasta addosso come carta moschicida, in frasi fatte, nel nostro stesso sguardo e in una serie di luoghi comuni che vengono ripercorsi in questa prima parte dello spettacolo Acqua di colonia. Vista dall'Italia, l'Africa è tutta uguale, astratta e misteriosa come la immaginavano nell'Ottocento; Somalia, Libia, Eritrea, Etiopia sono nomi, non paesi reali, e comunque "noi" con "loro" non c'entriamo niente; gli africani stessi sono tutti uguali. E i profughi, i migranti che oggi ci troviamo intorno, sull'autobus, per strada, anche loro sono astratti, immagini, corpi, identità la cui esistenza è irreale: non riusciamo a giustificarli nel nostro presente. Come un vecchio incubo che ritorna, incomprensibile, che ci piomba addosso come un macigno."
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