LAMPEDUSA (Ag) - Lampedusa, porta del Mediterraneo, cuore dell’epocale movimento migratorio contemporaneo, è fra le mete conclusive del progetto Snapshots From the Borders. Tra il 3 e il 6 ottobre si sono dati appuntamento nell’isola i partner delle ong e delle associazioni che hanno formato la rete di progetto – e tra questi la delegazione del CSV Marche – i rappresentati delle istituzioni di Comuni e municipalità di confine europei e poi giornalisti e operatori dei media. Soggetti, tutti questi, che dal 2018 hanno partecipato ai lavori di Snapshots. L’incontro nell’isola è arrivato allo scopo di confrontarsi sulle buone pratiche elaborate in questo periodo in seno al progetto, nonché per raccogliere a Lampedusa pensieri, testimonianze e racconti di chi nell’isola ha vissuto il movimento migratorio in prima linea, mescolandosi, aiutando, soccorrendo uomini, donne e bambini arrivati sui sovraccarichi barconi dal mare. Voci queste indispensabili per maturare una visione politica della migrazione che non dimentichi la complessità umana delle sue dinamiche.
Dopo le celebrazioni del 3 ottobre, giornata della Memoria, i lavori conclusivi del progetto si sono proseguiti con il Coordination Meeting del 4 ottobre, dove i rappresentanti della rete hanno ripercorso le attività di progetto e condiviso alcuni il lancio di un documentario che racconta le attività di progetto realizzate durante gli anni di progetto si sono confrontati sulla situazione alle “porte di ingresso” dei flussi migratori in Europa. Una delegazione di Snapshots si era già recata a Sarajevo per un prima field visit tra il 9 e l’11 settembre, dove fra i tanti momenti di confronto si è presa coscienza della realtà del centro per migranti di Hadžići-Ušivak. Quella a Lampedusa dei giorni 5 e 6 ottobre è stata la seconda “visita sul campo” del progetto, mentre la prossima settimana arriverà anche la terza missione a Lesbo. Gli incontri sulla linea della frontiera sono momenti di riflessione sulla complessità del fenomeno migratorio e sulle innumerevoli difficoltà che i territori di arrivo devono fronteggiare, sulle enormi avversità che i migranti devono affrontare. In questo senso il sindaco dell’Isola Totò Martello ha portato la sua testimonianza: “Abbiamo dato voce alla periferia di questa Europa che decide senza ascoltare le comunità che vivono i confini ogni giorno. Comunità in prima linea davanti alle migrazioni, un fenomeno che continua ad essere trattato come 'emergenza', quando da tempo ormai si tratta di dare regole per una gestione umana e legale delle migrazioni, come indicato dal Global Compact delle Nazioni Unite, senza gravare sui territori di confine con decisioni in cui non sono coinvolti”, ha dichiarato Martello agli intervenuti.
Nelle giornate di martedì 5 e mercoledì 6 ottobre sono continuate le visite per toccare con mano e il più vicino possibile la dimensione della migrazione, con i suoi tanti volti, la sua umanità e i suoi lutti. Nella mattinata di martedì 5 ottobre è stato organizzato un incontro al molo Favarolo con Caterina Famularo, oggi insegnante di scuola a Catania, ma in passato per oltre quattro anni coordinatrice del centro di accoglienza per migranti di Lampedusa che attraverso la sua esperienza ed alcuni disegni realizzati da bambini ospiti del centro, ha cercato di far comprendere ai presenti la sofferenza vissuta dai migranti ed in particolare da bambini e mamme arrivati negli anni. Molo nel quale nella notte tra domenica e erano sbarcate più di 700 persone. Ormeggiati alle bitte, i pescherecci rugginosi che hanno affrontato la traversata dalla Libia erano ancora lì. E per terra, sul molo, vestiti, cappelli, giubbotti salvagente, oggetti privati dei migranti appena sbarcati se ne stavano posati sul cemento. Come una traccia, il calco di un passaggio umano appena compiuto. Nel pomeriggio la visita è continuata al museo della migrazione di Lampedusa e nei luoghi simbolo dell'isola che in questi anni si sono legati alle storie di migrazioni.
E poi mercoledì 6, ancora due momenti densi di emozioni. La visita al cimitero di Lampedusa, dove in uno spazio creato a giugno sono sepolti i corpi di decine di migranti senza nome, trovati in mare aperto, irriconoscibili e quindi irricongiungibili alle proprie famiglie nelle patrie di provenienza. Nell’ala più recente dell’attuale cimitero c’è un piccolo slargo di terra dedicato solo ai bambini. Le croci sono state ricavate dai relitti delle barche. Le tombe sono riconoscibili grazie alle decorazioni dei lampedusani. Pesci, testuggini, fantasie marine decorano le lapidi secondo le loro tradizioni marinaresche. Tutto arriva dal mare e torna al mare. Ancora lo stesso giorno è stato il momento di un altro racconto, quello di Vito Fiorino, l’uomo che la notte del 3 ottobre 2013 riuscì a portare in salvo 47 persone dal naufragio davanti alla spiaggia dei Conigli. Quelle ore una nave sovraccarica, con a bordo 542 migranti, si era appena rovesciata. In 366 hanno perso la vita e Vito Fiorino si era trovato là per caso, riuscendo a salvare più persone possibili con la sua piccola imbarcazione. Dalla tragedia, il 3 Ottobre è divenuto la Giornata della Memoria e della Accoglienza e ogni anno in quella data davanti a Lampedusa si tengono delle celebrazioni per ricordare l’immane naufragio. È accaduto anche quest’anno, con la posa della corona di fiori sulle acque davanti alla spiaggia dei Conigli.
Snapshots From The Borders è un progetto triennale cofinanziato dall'Unione Europea (linea di bilancio EuropeAid DEAR) che ha coinvolto 35 partner, autorità locali di frontiera e organizzazioni della società civile. Snapshots From The Borders ha lavorato per migliorare la comprensione dei bisogni dei territori di confine da parte dei decisori politici e dell'opinione pubblica europea, nazionale e locale, concentrandosi sulle interdipendenze globali che determinano i flussi migratori verso i confini europei, nella prospettiva di implementare lo Sviluppo Sostenibile, tra gli obiettivi prioritari delle Nazioni Unite.