ANCONA - I cittadini stranieri in Italia e in tutte le province delle Marche sono diminuiti rispetto ad un anno fa, per il calo demografico generale, la pandemia e le conseguenti restrizioni alla mobilità, come emerge dal XXX Rapporto Immigrazione “Verso un Noi sempre più grande” di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, che è stato presentato il 13 dicembre presso il Centro Pastorale diocesano di Ancona, alla presenza di Mons. Angelo Spina, Arcivescovo Metropolita di Ancona-Osimo, Mons. Armando Trasarti, Vescovo della diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola, Oliviero Forti, responsabile Politiche migratorie e protezione internazionale – Caritas Italiana, di Simone Breccia, direttore Caritas Ancona-Osimo, e di Ettore Fusaro, direttore Caritas Fano.
Come di consueto, anche questa edizione riprende il tema indicato da Papa Francesco per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato: “Verso un Noi sempre più grande” e, a fare da sfondo al Rapporto è la pandemia, con le sue sofferenze e le sue sfide, ma anche le sue opportunità. Oliviero Forti ha raccontato che «in questi due anni la Caritas non ha mai abbandonato la popolazione migrante e ha cercato di dare sostegno a chi ad esempio ordinariamente si spostava per motivi di lavoro e, non potendolo più fare, ha vissuto situazioni di difficoltà. Abbiamo quindi fornito aiuti economici, materiali, psicologici, e abbiamo distribuito device agli studenti in dad, in modo che potessero seguire le lezioni. A livello internazionale sono poi continuati i Corridoi Umanitari che hanno permesso di far arrivare in Italia in maniera sicura e legale, in particolare da Niger e Giordania, centinaia di persone che erano rimaste bloccate in quei paesi».
Anche l’Arcidiocesi di Ancona-Osimo, alla fine di maggio, ha accolto una famiglia siriana, proveniente da un campo profughi in Giordania, attraverso i Corridoi Umanitari. La famiglia, composta da madre, padre e dai loro cinque figli, sta vivendo un percorso di integrazione ed è accompagnata da famiglie tutor e dalla Caritas diocesana. Inoltre l’Arcidiocesi è impegnata nel progetto A.P.R.I. (Accogliere-Proteggere-Promuovere-Integrare) che prevede l’inserimento in famiglia di persone già presenti sul territorio, che hanno già beneficiato di una prima fase di accoglienza. Nella nostra diocesi due famiglie hanno accolto nelle proprie case per un periodo di sei mesi Lamin e Anxhelo, che sono stati sostenuti nella loro ricerca di autonomia attraverso l’avvio al lavoro, la formazione, i consigli che solo un genitore attento può dare. ll progetto A.P.R.I. non è soltanto accoglienza, ma è soprattutto un percorso di integrazione reciproca, e i due ragazzi stanno continuando a vivere nelle due famiglie, oltre il tempo previsto dal progetto (6 mesi), perché ormai sono diventati parte integrante della vita dei due nuclei familiari.
Durante la presentazione del Rapporto, c’è stato anche un focus regionale sull’immigrazione illustrato da Ettore Fusaro, direttore Caritas Fano, che ha spiegato come anche «nelle Marche la popolazione migrante è diminuita nel corso del 2020, con un calo di circa 3mila unità. Tutte le province hanno avuto una flessione della presenza migrante, che si attesta in media sull’8,5%. È una presenza che ha soprattutto un profilo familiare e, infatti, il 60% dei nuovi permessi di soggiorno è per ricongiungimento familiare. Inoltre circa il 20% del totale sono minori, quindi abbiamo davanti sfide legate al mondo dell’educazione e della scuola. Credo che, in questo anno del Sinodo, sia importante ascoltare le esigenze delle famiglie migranti e dei giovani. Su 24mila minori, 15mila sono nati in Italia, quindi sono necessari spazi di educazione giovanile e di coinvolgimento dei giovani migranti, di prima e seconda generazione, altrimenti si rischiano fenomeni di delinquenza formati da chi si sente escluso, purtroppo ben evidenti ad Ancona».
La conclusione è stata affidata a Mons. Angelo Spina che ha ricordato la storia del Natale. «Il primo rifiutato, l’immigrato che non è stato accolto, è stato Dio. Non c’era posto per loro nell’alloggio – ha detto l’Arcivescovo – così come oggi sembra non esserci spazio nelle case per accogliere le persone immigrate. Che cosa dice, dunque, il Natale a ciascuno di noi? Innanzitutto che Dio si fa uomo, prende sul serio la nostra umanità, si abbassa, si fa come noi e ci guarda. Lo sguardo di Dio è uno sguardo di tenerezza e, come dice Papa Francesco, non possiamo volgere lo sguardo dall’altra parte. Dio non si volge dall’altra parte ma ci guarda, ha tenerezza per ciascuno di noi e ci ama così come siamo. Andiamo dunque incontro al Signore che viene, camminiamo con Lui e passiamo dall’io al noi». Anche Mons. Armando Trasarti, incaricato per la pastorale delle Carità, della Salute dei problemi sociali e del lavoro (CEM), ha ricordato che è necessario «riscoprire e vivere la fraternità, come chiede il Santo Padre. Quando manca la fraternità, ci sono persone che si sentono superiori che aiutano persone inferiori, mentre con la fraternità siamo tutti alla pari. Una mamma che perde un figlio in mare è uguale ad una madre italiana che piange la scomparsa del proprio figlio. Essere alla pari significa conoscersi, apprezzarsi, stimarsi».