ANCONA - I numeri parlano da soli. Nel 2022 le richieste di aiuto pervenute ai Centri anti violenza sono aumentate rispetto al 2021, in tutto 705 denunce contro le 663 dell’anno precedente. Si sono rivolte ai Cav soprattutto donne italiane (71%), coniugate o unite civilmente (40,3%), con un’età compresa tra i 30 e i 59 anni (75%) e con una occupazione (58,6 per cento). Cresce anche la percentuale delle donne con figli che hanno assistito o subìto violenza, compiuta attraverso modalità di tipo psicologico (88,8%), fisico (69,1%), economico (48,1%), sessuale (23,1%), minacce (68,2%), stalking o cyberstalking (22,3%) e tra loro associate. Questi alcuni dei dati contenuti nel “Rapporto annuale sul fenomeno della violenza contro le donne” raccolti nel 2022 sulla base delle rilevazioni effettuate dai cinque Centri antiviolenza delle Marche, uno per provincia, e dalle Case rifugio.
Il dossier è stato illustrato nel corso della seduta aperta del Consiglio regionale, avviata con un minuto di silenzio in ricordo di Giulia Cecchettin, la ragazza di Vigonovo, e Rita Talamelli, di Fano. “Due femminicidi - ha sottolineato il presidente del Consiglio regionale, Dino Latini – che lasciano sbigottiti, increduli, indignati. Il nostro pensiero sia rivolto a tutte le donne, a quelle che hanno subìto o subiscono continue violenze, piccole o grandi che siano, affinché nessuno possa più ergersi a padrone delle loro vite e della loro libertà”.
La situazione complessiva è stata presentata, così come emerge dal rapporto, dai due relatori, per la maggioranza il Presidente della Commissione Sanità Nicola Baiocchi, e per l’opposizione la consigliera Manuela Bora.
L’ambiente domestico si conferma il luogo dove maggiormente si verificano le violenze, da parte soprattutto dei coniugi, spesso con lavoro stabile e senza apparenti problemi di natura psicologica. Novità del rapporto 2022 è l’inserimento nella rete del Centro regionale per uomini autori di violenza (Cuav Marche) con sede a Macerata e quattro sportelli territoriali, uno per provincia, ai quali, dati alla mano, si sono rivolti 98 uomini, il 90% su disposizione del Tribunale e il restante 10% su base volontaria.
Per la Presidente della Commissione regionale Pari opportunità, Maria Lina Vitturini, serve un cambiamento culturale. “Come Cpo – ha evidenziato - continueremo a lavorare intervenendo su tutti i fronti affinché abbia fine questa mattanza che decisamente non appartiene a una società civile a cui tutti noi aspiriamo”.
Approfondimenti sul tema anche da parte di Marina Pepe, Vice Questore e direttrice della Divisione Anticrimine della Questura di Ancona, che ha parlato di “un fenomeno strutturale della nostra società e trasversale” e di Emanuela Zambataro, Direttore Regionale Marche Inps. Quest’ultima ha fatto il punto su un protocollo “operativo - ha specificato - da settembre” per supportare le donne vittima di violenza, che coinvolge Centri antiviolenza, Ambiti territoriali sociali, Case rifugio e Caritas.
Sono intervenuti, inoltre, Andrea Felicetti, Comandante della stazione dei carabinieri di Force e Nicola Di Pietro, del Nucleo Radiomobile di Ascoli Piceno che hanno fatto riferimento alle loro esperienze sul campo e narrato, in particolare, l’episodio del salvataggio di una ragazza vittima di violenza.
Dopo le riflessioni degli assessori Filippo Saltamartini e Chiara Biondi, conclusioni affidate al Presidente della Giunta, Francesco Acquaroli che ha parlato, riferendosi al fenomeno della violenza contro le donne, di “piaga sociale, una vera emergenza che richiede un impegno collettivo, un cambiamento culturale e adeguate politiche di sistema”.
Fonte: Ufficio stampa Consiglio regionale delle Marche