ROMA - La riforma del terzo settore è quasi fatta. Sono stati approvati infatti oggi, in via definitiva, i decreti di attuazione della legge delega, che si vanno ad aggiungere agli altri due che hanno già ricevuto il via libera del Consiglio di Ministri: quello che costituisce la Fondazione Italia sociale e quello sul Servizio civile universale. Oggi il Consiglio, presieduto dal premier Paolo Gentiloni, ha completato il quadro approvando i decreti sul 5 per mille, sull'Impresa sociale e sul Codice del terzo settore. «Si tratta di un lavoro importante», ha dichiarato il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Guliano Poletti, perché in un lavoro lungo due anni abbiamo affrontato e regolato una materia complessa, che riguarda un mondo costituito da 300mila associazioni, 1 milione di lavoratori e oltre 5 milioni di volontari. Quelle del terzo settore sono organizzazioni essenziali per la coesione sociale e la buona vita delle comunità», ha proseguito il ministro, «che impegnano molti nostri cittadini e che oggi ricevono un riconoscimento politico e normativo per cercare di superare gli elementi di frammentazione presenti nella normativa attuale, e produrre elementi di innovazione».
Il ministro ha poi sottolineato l'importanza del dialogo con il Forum del Terzo settore e con le altre associazioni coinvolte, che hanno offerto «un grande contributo di dialogo e suggerimenti» così come, ha sottolineato Poletti, occorre dare atto al Parlamento per l'importante lavoro fatto e per i parerei motivati e di merito che sono stati per larga parte accolti. «Siamo ora di fronte a un passaggio importante», ha concluso Poletti, «che richiederà un ulteriore impegno per varare i decreti , le circolari e gli atti che faranno sì che questa legge diventi realtà concreta».
La parola è quindi passata al sottosegretario Luigi Bobba, che ha seguito passo passo l'iter della riforma e che ha sottolineato come questo sia «un punto di arrivo e di partenza: di arrivo perché l'iter normativo della riforma si è completato dopo tre anni, e di partenza perché inizia il percorso attuativo, che è molto importante per dare gambe alla riforma».
Una riforma che, ha sottolineato Bobba, segna un «cambiamento decisivo nel paese, la possibilità cioè di avere una regolazione generale di tutto quel complesso di attività che nascono dal libero associazionismo, dal volontariato civico e solidaristico portato avanti da 6 milioni di cittadini e più di 300mila organizzazioni, tante quante sono quelle interessate dalla riforma».
Il sottosegretario è poi passato a elencare i punti essenziali dei ddl approvati, che vi elenchiamo di seguito sinteticamente partendo da quello sul Codice del terzo settore:
1 – La definizione di terzo settore
Per la prima volta si definisce per legge cosa è terzo settore, uscendo dalle formula sociologiche e indicando chiaramente nella legge e nei decreti quali enti e soggetti lo compongono. Il legislatore ha comunque scelto, ha sottolineato Bobba, non di «inseguire i soggetti ma di dare una forma di regolazione generale».
2 - Il Registro Unico
Questa regolazione trova il suo baricentro e architrave in un unico Registro del Terzo settore, che supera le tante «situazioni non sempre trasparenti, anzi a volte opache»: avviato il Registro, avremo invece un unico punto di riferimento, monitorato e gestito dalle Regioni ma su un'unica piattaforma nazionale.
3 – Una dotazione finanziaria
La legge ha una dotazione finanziaria di 190 milioni, per il 60% dedicati a incentivi di carattere fiscale (come per esempio l'incremento delle detrazioni sulle donazioni a favore di organizzazioni con finalità civiche solidaristiche e di utilità sociale, in particolare per le organizzazioni di volontariato questa detrazione sarà pari al 35%), mentre le altre risorse sono destinate a implementare il Registro nazionale, a sviluppare il Fondo per i progetti innovativi di queste organizzazioni, che nel primo anno avrà una dotazione di 65 milioni. «Andremo a incrementare i fondi per il servizio civile», ha aggiunto Bobba, «per mantenere anche per il 2018 lo standard di circa 50mila posti».
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