- Al presidente giunta regionale Luca Ceriscioli
- Ai direttori Servizi salute e politiche sociali, Lucia Di Furia e Giovanni Santarelli
Nella nostra lettera del 22 marzo, sollecitavamo un Vostro intervento, rispetto agli interventi alternativi di sostegno, messi in atto nei confronti dell’utenza dei servizi di assistenza domiciliare (educativa e di assistenza alla persona) e dei Centri diurni. Richiamiamo quanto già scritto sulla necessità di trovare un equilibrio (che sappiamo essere non semplice) tra sicurezza e attività di sostegno possibili, evitando quelli che abbiamo chiamato comportamenti rinunciatari da parte dei servizi territoriali. Comportamenti che sono inaccettabili, perché si fermano prima di ogni possibile analisi delle possibilità operative, dichiarando un’impossibilità che spesso non è nei fatti, ma nelle intenzioni. Con la presente vogliamo ritornare sul tema e segnalare altri aspetti. Interventi sociali e sociosanitari territoriali. Ribadiamo la richiesta di un quadro analitico condiviso della situazione territoriale (Ambiti/distretti), rispetto alle misure alternative previste ai servizi sospesi, dal quale emerga con chiarezza come si stanno sostenendo le persone destinatarie dei servizi, attraverso percorsi specifici, come indicato anche dal decreto “Cura Italia”. Ad esempio, in quante situazioni non vengono più erogati per mancanza dei dispositivi di protezione del personale? E’ possibile che a distanza di un mese dalla chiusura dei servizi, ancora ci si trovi nella difficoltà di reperire le mascherine chirurgiche? A fronte della attuale situazione straordinaria vanno trovate, da parte dei servizi territoriali (Comuni, distretti sanitari, enti gestori), che hanno “in carico” le persone, forme e modalità di supporto e sostegno, che vadano oltre il pur necessario e prezioso monitoraggio telefonico: se in una prima fase poteva essere la minima azione necessaria, occorre, sulla base della conoscenza e dei bisogni di ogni persona, pensare a sostegni mirati e di più ampia portata, dato per certo ormai che questa fase di sospensione non sarà breve. La determina ASUR sui servizi sociosanitari per anziani. Non si capisce perché ASUR (che peraltro detta disposizioni solo per alcune tipologie di strutture e non per tutte quelle che possono avere problemi simili) e non la Regione, al pari di tutte le altre problematiche, detti disposizioni riguardo alle strutture sociosanitarie anziani. Forse ASUR ha riorganizzato autonomamente l’attività ospedaliera o definito organizzazione delle Unità di assistenza territoriale? In quale altra Regione questi aspetti, non meramente gestionali/organizzativi, sono stati demandati alle Aziende sanitarie? Si ritiene che le problematiche riguardanti il coronavirus all’interno delle strutture residenziali non chiedano un adeguato intervento del programmatore regionale (come peraltro è stato fatto nello specifico Accordo con ARIS)? Ci sarà tempo, passata emergenza, di ragionare con rigore rispetto all’assistenza sociosanitaria residenziale. Riteniamo che tanti dei contenuti del provvedimento ASUR debbano essere valutati con grande attenzione e diventare successivamente oggetto di specifico atto regionale, che ribadiamo debba affrontare complessivamente le problematiche di tutte le residenze sociosanitarie.
Cordiali saluti Per Gruppo Solidarietà