MOIE DI MAIOLATI (An) - Ad oltre un anno dall’inizio della pandemia, sentiamo il bisogno di trovare risposte condivise ad alcune domande sempre più pressanti: la prevenzione del contagio è motivo sufficiente per giustificare il blocco delle visite in presenza nelle strutture residenziali per persone malate e non autosufficienti? Non c’è asimmetria tra l’attenzione al rischio biologico rispetto a quello derivante dall’isolamento? Oppure esistono ragioni più profonde, connesse alla sottovalutazione delle relazioni interpersonali significative nei processi di assistenza e cura? Non è forse questa una delle ragioni della crisi dell’attuale modello residenziale rivolto alle persone non autosufficienti? Se così fosse, andrebbe forse rivisto alla radice l’intero sistema dei servizi di sostegno alle persone in condizione di fragilità, visto che quello attuale appare schiacciato sull’offerta di prestazioni, che non riescono a cogliere la persona nella sua interezza e fanno prevalere la dimensione organizzativa su quella relazionale. L’esito è la negazione della dignità e la violazione dei diritti umani.
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