MOGLIE DI MAIOLATI (An) - Si è svolto il 2 febbraio l’audizione del Gruppo Solidarietà con il Comitato dei Sindaci dell’Ambito sociale 9. Il Gruppo ha rappresentato ai sindaci del territorio alcune problematiche già evidenziate nei mesi scorsi riguardanti gli interventi rivolti a persone con disabilità e anziani non autosufficienti.
I Comuni sono stati sollecitati ad intervenire sia riguardo loro specifiche competenze in tema di assistenza sociale sia riguardo il loro ruolo nella tutela della salute dei cittadini. In particolare le richieste hanno riguardato:
- L’erogazione in tutti i Comuni del servizio di assistenza domiciliare. Oggi tale Servizio viene erogato da circa il 65% dei Comuni dell’ATS a circa 80/90 persone, con una media di 3/4 ore a settimana e con fondi quasi esclusivamente nazionali e regionali. Appare impossibile, considerata la numerosità di anziani non autosufficienti che vivono a domicilio che non ci sia domanda. Va inoltre verificato se il livello di compartecipazione alla spesa diventa un ostacolo all’accesso. Situazione e dati che richiedono valutazione e verifica.
- L’adeguatezza della risposta residenziale e la trasparenza del sistema di accesso. Nel territorio ci sono circa 220 anziani non autosufficienti in lista di attesa per un posto in una delle 15 residenze protette operanti. La metà di questi sono persone con demenza. In queste stesse strutture almeno 130 posti non sono convenzionati. Chi entra deve instaurare un rapporto di tipo privato e pagare per intero la retta comprese le prestazioni sanitarie. Circa 200 sono i posti convenzionati di Casa di Riposo; che è una struttura per autosufficienti dove sono ricoverati per oltre il 50% anziani non autosufficienti. Anche in questo caso gli assistiti devono pagarsi le prestazioni sanitarie che ricevono. Per le persone con demenza, stimate in circa 17.000 nel territorio, sono convenzionati in tutto 28 posti che sono formali ma nei fatti inesistenti. C’è obbligo di approntare una lista di attesa a livello distrettuale ma non risulta che sia effettivamente accessibile agli utenti. A fronte di questo quadro la richiesta rivolta ai Comuni è di:
- sollecitare la regione Marche ad aumentare il numero dei posti convenzionati;
- realizzare effettivi nuclei dedicati alle persone con demenza;
- realizzare in collaborazione con il Distretto un Regolamento unico di accesso alle strutture residenziali rendendo trasparente le modalità di accesso con la presenza di una effettiva lista di attesa distrettuale. Un sistema in cui gli utenti devono essere informati su percorsi e diritti.
Per quanto riguarda gli interventi rivolti alle persone con disabilità è stato chiesto ai sindaci di intervenire nei confronti di Regione e Azienda sanitaria in merito alla inaccettabile carenza di personale delle Unità multidisciplinari che hanno funzioni di valutazione e presa in carico. Una carenza di personale che impedisce di svolgere le funzioni (obbligatorie) cui sono deputate.
Qualità di vita delle persone non autosufficienti e servizi sociosanitari. Rivedere con urgenza i requisiti di funzionamento. Otto associazioni scrivono alla regione Marche e si attendono atti conseguenti
Cambiare la normativa sul funzionamento dei servizi sociosanitari, approvata nel 2020 e nata già vecchia, divenuta ancor più lontana dalle esigenze delle persone con l’avvento della pandemia.
Lo chiedono 8 associazioni (utenti, volontariato, cooperazione) al presidente Acquaroli e all’assessore Saltamartini. Scrivono le associazioni, “Se in questi mesi si sono modificati quelli riguardanti i Laboratori analisi, gli studi medici, stabilimenti termali, non si vede perché non si devono rivedere quelli riguardanti i servizi rivolti persone con disabilità, con disturbi psichici, anziani non autosufficienti e persone con demenza per complessivi 12.000 posti (..) in un periodo nel quale i servizi alla persona hanno vissuto cambiamenti significativi, appare poco proponibile chiamare nuove queste forme di regolamentazione, sostanzialmente simili a quelle che da oltre 20 anni costituiscono il punto di riferimento per la progettazione e la gestione dei servizi”.
Le associazioni chiedono in particolare di modificare la normativa sulle autorizzazioni al funzionamento in particolare nelle parti in cui si prevede la possibilità di realizzare strutture di grandi dimensioni, come quella che si sta costruendo a Rapagnano (FM) con 175 posti. Oppure la possibilità di avere ancora camere con 4 letti. Modelli che vanno respinti perché basati esclusivamente sulla gestione più redditizia di strutture di grandi dimensioni. A fronte di qualche decina di persone che sperimentano “modelli abitativi” su misura, per altre migliaia il modello resta la grande struttura, con modalità di funzionamento spersonalizzate, a cui è la persona accolta che si deve adattare e non viceversa. L’esigenza è di de-istituzionalizzare quanto già esiste e non di potenziare un modello, che non risponde più ai bisogni ed alle richieste delle persone.
Personalizzazione degli interventi, sostegno alla domiciliarità, possibilità di scelta da parte delle persone, devono essere declinati in maniera concreta e sperimentabile da parte delle persone. Le persone chiedono sostegni per poter continuare a vivere a casa, quando non è possibile che il modello sia quello abitativo e non della grande struttura.
È tempo, concludono le associazioni, che “la Giunta Regionale dimostri nei fatti di voler affrontare tali questioni, che sono vitali per diverse decine di migliaia di persone. Alcune attendono di ricevere servizi, altri hanno diritto ad averli diversi da come li stanno ricevendo. Se centrale è la vita delle persone, su quella occorre costruire le risposte”.
ANGSA Marche,
UILDM Ancona,
Gruppo Solidarietà Moie di Maiolati,
ANGLAT Ancona,
Cooperativa Papa Giovanni XXIII Ancona,
ANFFAS Fermana,
Centro H Ancona,
Associazione Vita Indipendente Marche
Leggi o scarica il testo della lettera inviata al presidente Acquaroli e all’assessore Saltamartini