ROMA - Il tema della fiscalità nel Terzo settore è uno degli snodi fondamentali per la vita di migliaia di enti e per una piena attuazione della riforma. Il tassello mancante rimane quello dell’autorizzazione della Commissione Europea delle previsioni contenute nel codice del Terzo settore. E non a caso l’attenzione del Governo in questo senso è molto alta, tanto da aver attivato uno specifico tavolo di lavoro sul tema. Lo ha spiegato il direttore generale del Terzo Settore e della responsabilità sociale delle imprese del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali Alessandro Lombardi giovedì 7 settembre in apertura della terza edizione della Summer School “Orizzonti del Terzo settore. Le prospettive della riforma” organizzata da Cesvot e Scuola Sant’Anna – Centro di Ricerca Maria Eletta Martini a Lucca.
“Il tema fiscale è sempre stato oggetto di riflessioni nella riforma – ha spiegato Lombardi. Già l’estate scorsa, con il decreto Semplificazioni, sono state apportate una serie di modifiche all’impianto fiscale. Questo ha dato un sufficiente livello di certezza e stabilità alle disposizioni fiscali del codice del Terzo settore, permettendo al Ministero di avviare un’interlocuzione con l’Unione Europea, con cui si erano già sviluppati alcuni importanti contatti. Nel confronto, abbiamo preliminarmente messo in evidenza come le disposizioni fiscali siano la conseguenza di un sistema e una concezione del Terzo settore che l’ordinamento italiano ha delineato. A sua volta, la Commissione ha richiesto ulteriori specifiche sulle singole misure fiscali e su come andranno a calarsi sulle attività degli enti. Questi documenti sono ora in fase di perfezionamento”.
Un processo delicato, quindi, su cui c’è grande attenzione. “La centralità del tema fiscale – continua Lombardi – è avvertita in modo particolare da parte del Governo: è stato, infatti, creato su indicazione del viceministro dell’Economia e delle Finanze Maurizio Leo, un tavolo specifico con il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali dedicato alla fiscalità e al Terzo settore all’interno del quale uno dei temi principali è proprio la notifica delle disposizioni fiscali alla Commissione Europea. Al tavolo partecipa non solo il viceministro Leo, ma anche le componenti tecniche dei due ministeri, dell’Agenzia delle entrate e alcuni esperti delle rappresentanze del Terzo settore. Una partecipazione plurale di questo processo su cui riponiamo grande fiducia, perché con l’autorizzazione dell’Ue si completa il quadro di attuazione della riforma, e si dà la possibilità alle 22.000 onlus di scegliere definitivamente se entrare o meno nel Runts”. Sempre sulla fiscalità, Lombardi ha anche ricordato l’importanza della legge delega fiscale che prevede anche una serie di modifiche anche all’impianto del Terzo settore.
Registro terzo settore: dall’analisi dei numeri alle novità sulla delega
E se la fiscalità è ancora un sistema da avviare, il registro unico nazionale del Terzo settore è invece già pienamente operativo, contando circa 114mila enti. Come ha ribadito lo stesso direttore generale a Lucca, a questi numeri bisogna aggiungere una parte residuale di organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale che non hanno concluso la verifica post trasmigrazione e circa 22mila Onlus in attesa che si definisca il quadro fiscale per scegliere se entrare o meno nel Runts. Altro dato fondamentale è che da novembre 2021 a oggi ci sono circa 20mila nuovi enti che sono entrati a far parte del Terzo settore con un popolamento significativo di tutte le sezioni, comprese quelle destinate ad accogliere nuove figure, come gli enti filantropici, le reti associative e gli altri enti del Terzo settore. “Una testimonianza di estrema vitalità del contesto sociale e dell’attrattività del Terzo settore”.
Il confronto con le 370mila istituzioni non profit rilevate dall’Istat nel suo censimento, però, non può essere ignorato. “Secondo un’attendibile proiezione, nel Runts potrebbero entrare 150mila enti, ma questo non significa che la riforma debba considerarsi un fallimento, anzi. Bisogna innanzitutto distinguere tra Terzo settore e non profit, a partire dagli enti che non possono entrare strutturalmente nel Runts. È importante ricordare, poi che c’è una buona fetta di Onlus che, per come previsto dall’articolo 4 del dlgs 117/2017, non possono entrare a far parte del Terzo settore”.
Con il Runts, inoltre, si apre tutto il tema dell’analisi dei dati, perché – sempre secondo Lombardi – potrebbero emergere diverse informazioni finora sottotraccia. “Quelli dell’Istat, infatti, si basano su autodichiarazioni da parte degli enti, ma con il Runts anche le rilevazioni potrebbero essere fatte in modo diverso, basti pensare che nella trasmigrazione sono emersi circa 9mila enti che non erano più operativi rispetto ai precedenti registri”.
Ma il registro unico nazionale è soprattutto uno strumento di trasparenza. Anche su questo si è espresso Lombardi, evidenziando il lavoro che si sta facendo per mettere a disposizione di tutti, in modo accessibile, i dati contenuti nel Runts. “Dietro le quinte c’è un continuo lavoro di evoluzione e perfezionamento dello strumento. Abbiamo lavorato molto per migliorare la funzionalità per gli uffici Runts e per gli enti, grazie anche alla dialettica costante con le rappresentanze del Terzo settore, i centri di servizio per il volontariato e gli stessi uffici regionali e provinciali. Questo lavoro sta portando ulteriori affinamenti, come la possibilità di utilizzare lo strumento della delega all’interno del Runts, su cui la discussione è già in fase avanzata. La proposta è stata, infatti, già affrontata ed esaminata nell’ultima riunione del Consiglio nazionale del Terzo settore”.
L’orizzonte finale, però, rimane quello dell’apertura del Runts a un pubblico più vasto, in modo da rendere possibile un facile accesso ai dati presenti nel sistema e, in un’ottica di trasparenza, permettere di fare analisi, studi e ricerca sugli stessi. “Si tratta di un traguardo fondamentale, che permetterà di cambiare anche la percezione dei cittadini sul Terzo settore”, ha concluso il direttore generale. Come più volte ribadito nel suo intervento, infatti, un’analisi dell’impatto della riforma non può che essere a medio-lungo termine: “molti effetti verranno a prodursi o a consolidarsi in una fase successiva e di questo dobbiamo essere consapevoli”.
Ma un effetto è già sotto gli occhi di tutti ed è quello legato alla formazione degli elenchi del 5 per mille. “Abbiamo una situazione diversa rispetto al passato visto che, a parte le Onlus, oggi il presupposto di legittimazione per l’accesso al 5 per mille è il Runts”.
Statuti standard, amministrazione condivisa e Pnrr
Il direttore Lombardi nel suo intervento ha voluto sottolineare anche alcuni importanti passi avanti nel lungo percorso attuativo della riforma, a partire dalla moltiplicazione dei modelli di statuto standard delle reti associative, che al momento sono 16, e “rappresentano un tassello importante per l’uniformità dell’attuazione normativa”.
“Non è da sottovalutare, inoltre, l’intenso lavoro del legislatore regionale. La Toscana ha il merito di aver rotto il ghiaccio perché è stata la prima a legiferare sul Terzo settore, seguita dal Molise e poi dalla Regione Umbria sull’amministrazione condivisa e dell’Emilia Romagna. Ma la riflessione sullo stato di avanzamento dell’impianto normativo passa anche attraverso il protagonismo del Terzo settore nell’attuazione del Pnrr, in particolare nella missione 5. C’è infatti una percentuale significativa di amministratori che ha fatto ricorso all’istituto della co-progettazione per realizzare le attività previste in quella parte del Pnrr. Si tratta di un tema importante, basti pensare anche il Ministero del Lavoro è intervenuto con una nota a giugno scorso sull’attuazione della co-progettazione in rapporto al Codice degli appalti, in particolare sul tema delle spese”.
Infine, il metodo. Come più volte sottolineato nei suoi interventi in questi anni, Lombardi ha ribadito l’importanza della partecipazione al percorso di costruzione della riforma, la quale ha aperto a nuovi approcci. “La riforma ha inevitabilmente favorito la partecipazione ai tavoli istituzionali delle rappresentanze, come il Forum Nazionale del Terzo settore e CSVnet”.
* di Lara Esposito - Coordinamento editoriale Cantiere terzo settore