ANCONA - "Per il terzo settore delle Marche" è il documento che CSV Marche (Centro servizi per il volontariato), Forum regionale del terzo settore e le reti associative Acli, Arci, Auser e Avis Marche hanno inviato a tutti i candidati alla presidenza della Regione Marche, in vista delle imminenti elezioni amministrative regionali.
Prendendo le mosse dal "Manifesto per le Marche solidali", che le stesse realtà lanciarono nel dicembre scorso raccogliendo le adesioni di oltre 70 associazioni, questo nuovo documento porta una riflessione del terzo settore sul sistema marchigiano delle politiche sociali, mettendo in luce criticità, richieste e possibili soluzioni, per fornire in prospettiva una base di dialogo con chi sarà eletto a governare la regione.
«Tanto è cambiato in tema di politiche sociali - esordiscono i firmatari - siamo passati da un sistema in cui il pubblico in esclusiva sosteneva i costi e definiva criteri e modalità di erogazione, affidando la gestione al privato sociale, a un sistema nel quale il pubblico ha la "regia” ma non è più l’unico soggetto che definisce le politiche. Oggi parliamo di “co-programmazione e strategie partecipate”. Enti del Terzo Settore, corpi intermedi e altre rappresentanze assumono quindi un ruolo chiave, che necessita di consapevolezza».
Nelle Marche, il terzo settore è un sistema molto presente e consolidato: sono iscritte ai registri 1900 organizzazioni di volontariato e 250 associazioni di promozione sociale. Gli ultimi dati disponibili parlano di quasi 45.000 volontari.
«Il Terzo settore nelle Marche oltre a funzionare bene, dimostra di poter lavorare in rete e di essere partecipe quando viene chiamato in causa, e non solo in situazioni di emergenza. - scrivono CSV, Forum Ts, Arci, Auser e Avis Marche - Per questo chiediamo di essere coinvolti nella costruzione delle risposte ai bisogni, nella programmazione dei fondi comunitari e in particolare chiediamo di prevedere importanti risorse economiche a favore dell’intero sistema di welfare regionale».
Dalla legge di riforma del terzo settore (Legge 106/2016) passando per tutti i decreti attuativi promulgati, fino alla recente sentenza della Corte Costituzionale n. 131/2020, le novità introdotte in merito al principio di sussidiarietà aprono di fatto una nuova stagione di rapporti tra pubblico e non profit, ampliano le possibilità degli Ets e gli riconoscono un ruolo non solo concreto o attuativo, ma anche nei percorsi di co-programmazione e co-progettazione delle politiche sociali territoriali. «Dunque oggi - si spiega nel documento - per la Regione Marche diventa fondamentale rispondere a tale evoluzione, in primis recependo la riforma e riadattando le leggi regionali di settore attraverso una modalità partecipata".
Tra le richieste contenute nel documento ci sono anche: il riconoscimento delle competenze acquisite dai volontari (in particolare i giovani), la creazione di una struttura di formazione permanente per il terzo settore e una piattaforma digitale dedicata esclusivamente al rapporto tra Regione e non profit.
Richieste precise vengono anche dal mondo della cooperazione sociale, uno specifico modello di impresa rappresentato nelle Marche da 315 cooperative, con 360 milioni di euro di fatturato e 14.000 lavoratrici e lavoratori: uno degli attori principali delle politiche di welfare, non solo come gestore di servizi.
I temi principali che oggi segnalano le cooperative sociali e le loro rappresentanze sono volti a: - tutelare i diritti dei lavoratori, introdurre un meccanismo di adeguamento dei contratti dei servizi educativi sociali, socio-assistenziali, sociosanitari; - ridurre i tempi di pagamento da parte del sistema sanitario regionale; - emanare le linee guida per gli affidamenti delle cooperative sociali, per evitare le gare al massimo ribasso e stimolare la co-progettazione; - rifinanziare urgentemente la legge 34 per le cooperative sociali di inserimento lavorativo; - aprire tavoli permanenti per la riprogettazione dei servizi, alla luce delle trasformazioni dettate dalla pandemia Covid; - adeguare le tariffe dei servizi sociosanitari (ferme ai primi anni 2000).
«Per questo - sottolinea in conclusione il documento - sono urgenti risposte chiare, una programmazione e una visione politica che tenga conto delle difficoltà del sistema cooperativo e del valore che questo rappresenta non solo in termini di occupazione, ma anche in termini di coesione sociale per le comunità».
Il documento è disponibile nella sezione download allegati