Angelica e Alessia sono due giovani volontarie dell'associazione Bracciaperte, attiva da tredici anni per i detenuti e per il loro reinserimento sociale, attraverso laboratori dove s'imparano mestieri o attività creative: "Iniziative che offrono a queste persone una prospettiva. Da loro abbiamo imparato tanto".
Hanno deciso di impegnarsi per una causa fra le più complesse, e urgenti, in Italia. Quella delle carceri. Silvia Kardhiqi ha 20 anni e Angelica Vincenti 18, da circa un anno tengono da parte un po' di tempo delle loro vite di ragazze e lo dedicano al volontariato negli istituti di reclusione delle Marche. Lo fanno con l'associazione Bracciaperte, odv con base a Pesaro, impegnata da 13 anni in variegate attività a scopo socio lavorativo per le detenute e i detenuti, con corsi di formazione professionale, ideazioni di laboratori tecnici e polifunzionali dove creare occasioni di lavoro o creatività e poi ancora iniziative per i bambini. Il tutto per dare vita a veri percorsi di reinserimento nella società rivolti a chi sta scontando la propria pena, secondo una visione che vede nel carcerato prima di tutto una persona, in cui coltivare risorse preziose per tutta la società. E un detenuto a cui vengono dati strumenti di inserimento sociale, più difficilmente ricadrà nel reato, una volta tornato in libertà.
Angelica e Alessia hanno intrapreso il loro viaggio nel volontariato a seguito dell'incontro con il presidente di Bracciaperte, Mario di Palma, che un giorno dello scorso anno è arrivato a presentare le attività dell'associazione nelle loro classi, grazie a uno dei progetti di formazione e di diffusione del volontariato nelle scuole promosso da Csv Marche. Le due ragazze, raccontano entrambe, sono subito rimaste colpite dalla originalità delle attività prospettate in carcere, un luogo che le ha sempre interessate, anche perché lontano anche dalle aree più comuni del volontariato. E così hanno iniziato la propria esperienza. Abbiamo mandato loro qualche domanda, per farcela raccontare. Ecco il risultato della nostra conversazione.
La vita del carcere, secondo me, nessuno può dire di conoscerla se non è almeno stato una volta in quel tipo di ambiente.
Cosa vi ha portato a scegliere Bracciaperte per la vostra attività di volontarie?
Alessia: "Il motivo per cui ho scelto Bracciaperte per la mia attività di volontariato è stato essenzialmente quello di provare a mettermi nei panni dei detenuti una volta essere entrata nel carcere, capire i loro 'mondi' collaborando con loro"
Angelica: "Ho scelto Bracciaperte perché mi sembra il progetto di volontariato piú emarginato nella società e proprio per questo volevo scoprire questo nuovo mondo che é alquanto poco conosciuto; da volontaria posso dire di aver aiutato tanto le persone del carcere per evadere dalla loro realtà quotidiana ma di conseguenza mi hanno anche insegnato tanti valori postivi e morali…"
Di cosa vi occupate durante i vostri servizi?
Angelica: "Nel corso dei nostri incontri, in carcere oppure nella sede del Csv di Pesaro, abbiamo messo a tavolino e poi a frutto alcune idee da portare in carcere. In particolare abbiamo realizzato dei pannelli artistici insieme ai detenuti sul tema del creato dove poter sfogare le proprie emozioni su tela".
Alessia: "Il nostro compito è quello di aiutare il tutor e lo staff dell'associazione soprattutto in carcere. Quando abbiamo un progetto da portare avanti, come ad esempio lo spettacolo teatrale che si è svolto a gennaio di quest'anno anno , abbiamo realizzato dei pannelli decorandoli con dei disegni creati da noi".
Quali sono i momenti che apprezzate di più?
Angelica: "I momenti cruciali di questi incontri sono stati proprio il condividere le proprie idee e sviluppare empatia verso i detenuti quando ci parlavano della loro vita".
Alessia: "I momenti che apprezzo di più sono in particolare, le conversazioni che faccio con altre volontarie e il tutor dell'associazione mentre ci occupiamo di lavoro o altri progetti".
Come è la realtà carceraria, vista con i vostri occhi? Cosa vi ha insegnato?
Alessia: "L'attività di "Bracciaperte" mi ha fatto capire cosa significhi veramente fare volontariato dato che non ho mai sperimentato qualcosa del genere. Partecipare a questo volontariato mi ha offerto l'opportunità anche di capire meglio i detenuti del carcere dal punto di vista psicologico, nonostante non ci sia entrata spesso".
Angelica: "La vita del carcere secondo me nessuno può dire di conoscerla se non é almeno stato una volta in quel tipo di ambiente. È stato emozionante vedere come nonostante la "banalità" delle loro vite tutti i giorni nello stesso ambiente, loro comunque cercavano di trovare sfogo in qualche mansione come: falegnameria, giardinaggio, pittura, lettura, palestra. Ho potuto davvero comprendere quanto sia importante per loro avere della compagnia e dei momenti di ascolto anche pochi minuti al giorno come quelli che dedicavamo noi in diversi pomeriggi".