MOIE DI MAIOLATI (An) - Visite presso le strutture e uscita delle persone che ci vivono. La prevenzione del contagio non può tradursi in segregazione. Occorre una piena assunzione di responsabilità da parte dei soggetti istituzionali evitando scarichi tra i vari enti a tutto danno delle persone e delle famiglie. Sono in gioco i diritti umani.
Arrivati a metà luglio occorre che soggetti istituzionali ed enti gestori definiscano senza ulteriori indugi percorsi che consentano alle persone di riprendere le vitali relazioni con i propri familiari. Un balletto oramai inaccettabile nel quale ogni soggetto richiama altre responsabilità istiuzionali. Quelle del Governo, quella della Regione, quella dell’ASUR (e delle Aree vaste) quella degli enti gestori.
I servizi sono diversi e diverse sono le persone che vi abitano. L’obiettivo da perseguire è fare in modo che ogni persona possa riprendere le relazioni con i propri cari. Su questo obiettivo vanno definiti i percorsi che non possono tollerare ulteriori dilazioni.
Non è possibile che la Regione emani una disposizione generale e generica che attende applicazione da altro ente (ASUR), questo emana disposizioni alle Aree Vaste che non si capisce se siano immediatamente esecutive o no. Così a livello territoriale l’esito è quello di un sostanziale blocco. Ci sono enti che capiscono che non si può dilazionare ancora la chiusura ed altri che aspettano indicazioni ulteriori, oppure con aperture che rassomigliano a visite carcerarie. Le precauzioni vanno prese, la sicurezza va garantita, ma deve essere chiaro l’obiettivo che è quello di “riaprire le relazioni”.
Ma non sono solo questi i problemi da affrontare: all’interno delle strutture ospedaliere, fatto il tampone si entra in reparto senza ulteriore isolamento; nel percorso della post acuzie del sistema residenziale extraospedaliero si riprende isolamento di 14 giorni (e poi tampone) con tutti i problemi conseguenti per le persone, le famiglie, le strutture. Ciò produce, peraltro, una riduzione fortissima del numero dei posti disponibili. Tale diminuzione determina a sua volta: ritorno al domicilio di persone che avrebbero bisogno di continuità delle cure; sostanziale blocco degli ingressi dal domicilio.
Occorre che si abbia consapevolezza che il prolungamento di queste situazioni determina non solo esasperazione e sofferenza ma anche in venir meno della tutela cui le persone hanno necessità e diritto.
Ci appelliamo, dunque, ancora una volta a ciascun soggetto affinché senza ulteriori dilazioni si definiscano percorsi che nella sicurezza garantiscano i diritti delle persone.