MOIE DI MAIOLATI (An) - Nelle residenze sociosanitarie delle Marche sono 2.587 le persone con demenza ricoverate (in totale il 41% nei posti convenzionati). 649 i posti specificatamente dedicati. Il 34% (1.938 persone) risultano, dunque, ricoverati in posti non dedicati.
Sono questi alcuni dei dati forniti dalla regione Marche in risposta ad un interrogazione del consigliere Mastrovincenzo nella quale, riprendendo i contenuti di una lettera del Gruppo Solidarietà, si chiedeva quante fossero le persone con demenza ricoverate e quanti i posti effettivi loro dedicati.
Ma, secondo l’analisi del Gruppo Solidarietà, la distanza effettiva tra domanda e offerta è ancora maggiore. Sostiene infatti il Gruppo che non più della metà dei posti indicati sono effettivi. Inoltre nel dato regionale non sono indicate quante persone con demenza vivono in residenze per autosufficienti (CdR) e nei posti non convenzionati. Il Gruppo a partire dalla indicazione percentuale della Regione ne stima altri 700. In totale sarebbero oltre 2.500 le persone con demenza ricoverate in strutture non dedicate.
Se occorre tener conto che all’interno della diagnosi di demenza sono presenti condizioni molto diverse, appare comunque evidente l’intollerabile scarto tra necessità e qualità della risposta. Tanto più che quelli che sono definiti posti dedicati, ovvero specializzati, sono molto meno di quelli formalmente presenti. In questo contesto sconcerta che la Proposta di Piano sociosanitario licenziata nei giorni scorsi dalla giunta non assuma alcun impegno a riguardo.
Afferma il Gruppo “Non c’è solo l’evidenza della inadeguatezza della risposta che, non dimentichiamolo, provoca sofferenza nelle persone e si traduce nella negazione del diritto alla cura. C’è anche tutta la disattenzione, la trascuratezza, la noncuranza, di un sistema dei servizi, che dimostra anche una grave inadeguatezza etica. È grave e triste non solo non dare risposte adeguate, ma non curarsi di verificare se quelle poche che proponi diano risultati”. Per concludere “Qui abbiamo affrontato la sola questione dell’assistenza residenziale, ma la questione deve essere affrontata ad un livello più generale. Per chi si impegna a mantenere a domicilio una persona con demenza severa il compito, a fronte della scarsità dei sostegni, è improbo. Chi ricorre alla istituzionalizzazione, deve fare i conti con la realtà che abbiamo descritto. Occorre un investimento non solo in termini di risorse economiche, ma anche organizzativo e progettuale. Oggi, va detto, è totalmente assente”.