ANCONA - La rete delle Organizzazioni marchigiane di Cooperazione e Solidarietà Internazionale, Marche Solidali promuove la solidarietà con i più bisognosi del Pianeta intervenendo con continuità nelle periferie del Mondo dove sono messi a rischio anche i più elementari diritti umani.
Le oltre 30 organizzazioni socie, operanti in oltre 40 paesi distribuiti tra America Latina, Africa e Medio Oriente, con più di 80 operatori impegnati all’estero e circa 200 collaboratori e volontari, durante l’emergenza Covid-19 si sono impegnate nel Sud del Mondo, per attivare misure di contenimento epidemico, di cura e di stimolo all’economia già precaria, e per mantenere i servizi essenziali dedicati alle fasce più vulnerabili.
Su 245 progetti di cooperazione internazionale attivi all’inizio dell’emergenza, quasi il 90% sono stati riadattati, riformulati o sospesi. Attualmente sono 12 gli italiani, volontari e cooperanti, impegnati in questi progetti, che hanno scelto di rimanere sul campo, in prima linea, a garantire i servizi essenziali e ad attivare misure di contrasto al Covid-19. In queste settimane il lavoro delle ONG e Associazioni marchigiane si è intensificato ed è consistito in due principali azioni: da un lato sono state attivate nell’immediato misure di prevenzione e attività di informazione per contrastare il diffondersi del virus (formazione sul Covid-19, distribuzione di dispositivi per la protezione individuale, ampie campagne di sensibilizzazione), dall’altro lato è continuato l’operato a servizio delle popolazioni più vulnerabili che contano su di loro per l’accesso a cibo, salute e istruzione.
“L’ultima sfida con cui molte associazioni di Marche Solidali stanno facendo i conti è la fame: ragazzi di strada, donne sole che perdono il lavoro saltuario che avevano, ed altri arrivano velocemente ad una situazione di criticità. Gli unici ammortizzatori sociali su cui possono far conto è la solidarietà delle altre persone” - afferma Attilio Ascani di CVM (Comunità Volontari per il Mondo) –e neo eletto Portavoce di Marche Solidali – in Africa la pandemia colpisce le fasce più deboli e produce velocemente fame e miseria.
Diffondere l’informazione è cruciale per che è ancora possibile prevenire, ma dobbiamo farlo anche con la credibilità di fonti di cui le persone si fidano di più, per questo è importante coinvolgere leaders religiosi e personalità pubblicamente riconosciute, perché non sempre i messaggi delle autorità sono accolti con fiducia dalla gente.
”In Etiopia anche la più semplice delle misure di prevenzione, la costante igiene delle mani con acqua e sapone, che tuttavia è un serio problema in un Paese come l’Etiopia e la Tanzania, dove il 50% della popolazione non ha accesso ad acqua pulita” - prosegue Attilio Ascani - “come CVM abbiamo in corso un progetto per portare acqua a 100.000 persone e 30 scuole. Insieme alle associazioni di lavoratrici domestiche che negli anni abbiamo creato, abbiamo promosso la produzione di mascherine protettive ed ora stiamo distribuendo mascherine e sapone laddove il distanziamento è impossibile: prigioni, ragazzi che vivono in strada, periferie sovraffollate.
Per diffondere le informazioni usiamo tutti i mezzi possibili in primis i programmi radio, posters nei luoghi pubblici, ma anche mototaxi attrezzati con altoparlanti che girano per i villaggi, adesivi da appendere ovunque è possibile.”
Allo stesso modo il CISP in Algeria, Ecuador, Niger, Mauritania, si è attivato per distribuire prodotti per l’igiene e materiale necessario alla prevenzione del contagio, e per la predisposizione di campagne di sensibilizzazione e informazione rivolte alla cittadinanza.
Una situazione non dissimile da quella incontrata dal Cospe nell’Amazzonia boliviana, dove l’isolamento dovuto all’emergenza Covid-19 sta mettendo a dura prova le comunità indigene che, non producendo quasi più i prodotti basici come fagioli, mais, riso e uova perché costava meno importarli da Brasile e Perù, ora sono rimasti senza cibo.
Sono molti i luoghi in cui le persone devono scegliere tra un pasto e il rischio del contagio.
“Oggi più che mai abbiamo compreso che la natura non conosce confini e che siamo tutti figli di una stessa terra”. Afferma Raffaella Nannini de L’Africa Chiama - “Abbiamo inoltre compreso quanto l’impegno di ognuno possa veramente fare la differenza per la collettività e quanto il senso di responsabilità possa contribuire alla crescita del bene comune.
Le nostre associazioni sono sul campo, in prima linea da anni, e lavoriamo nell’emergenza da sempre: emergenza sanitaria, educativa, sociale di fronte alla quale mettiamo in atto programmi mirati e concreti sia in accordo con le principali autorità e sia al fianco delle comunità locali.”
Il nostro lavoro mai come ora è essenziale, laddove, se per caso la pandemia raggiungesse anche solo la metà dei numeri registrati in Italia, sarebbe letteralmente una tragedia umana.
Ad esempio in Tanzania, dove operano l’Ong CVM e L’Africa Chiama Onlus, la situazione sanitaria non è idilliaca, per usare un eufemismo: disponibilità di 500 tamponi su una popolazione di più di 40 milioni di abitanti e la “certezza” di appena 120 posti in terapia intensiva, distribuiti principalmente nella capitale e in poche altre città.
Oppure si pensi all’area periferica di Kanyama (Lusaka - Zambia) dove opera dal 2007 L’Africa Chiama: un agglomerato urbano che conta una popolazione di più di 700.000 persone, in cui manca un sistema fognario, l’acqua corrente e nel quale la popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Qui purtroppo l’uso della mascherina, il distanziamento sociale e il lavarsi le mani frequentemente e con il sapone sono pratiche di lusso, riservate ai pochi ricchi delle aree residenziali. La prevenzione qui non è un diritto o un bene alla portata di tutti.
Abbiamo raccolto la simpatia e la solidarietà di tanti Paesi e comunità durante le fasi più acute dell’emergenza in Italia e adesso tocca a noi non far mancare la nostra vicinanza e solidarietà agli altri che oggi si trovano alle prese con l’epidemia. Le associazioni di MARCHE SOLIDALI ci sono. La cooperazione e solidarietà internazionale c'è.
Oggi l’epidemia è esplosa in diversi Paesi dell’America Latina ma anche in Africa, seppure i numeri sono ancora contenuti, stiamo osservando solo la punta di un iceberg che, per mancanza di test, rimane largamente non identificato.
Oggi più che mai è importante avere uno sguardo globale, prendere per mano nuove consapevolezze perché nessuno rimanga indietro. Come ha scritto il Primo Ministro Etiope Abye Amhed “Occorre una strategia coordinata tra i Paesi perchè il virus non conosce frontiere e se non verrà fermato in Africa tornerà poi a colpire il Mondo”.
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