FALCONARA M.MA (An) - É il medico di Lampedusa, impegnato da oltre 25 anni nell'accoglienza e la cura dei migranti che arrivano nell'isola, con la speranza di trovare un'esistenza migliore "affrontando interminabili viaggi, che a volte durano anni - ha spiegato lui stesso - passando deserti e arrivando in Libia, dove subiscono violenze inaudite".
In tanti, tantissimi - circa 500 persone - domenica pomeriggio hanno gremito la chiesa del Rosario a Falconara Marittima, per l'incontro, organizzato dall'associazione di volontariato La Tenda di Abramo, con il dr. Pietro Bartolo: una testimonianza fiume, intensa e toccante, ascoltata per quasi due ore da un pubblico attento, rapito dalle parole del dottore, che ha sottolineato più volte l'esigenza - diventata anche la sua "missione" in giro per l'Italia - di un'informazione meno strumentalizzata e più aderente alla realtà sul tema migranti, che non restituisca solo i numeri, ma anche le storie delle persone.
Uno sforzo condiviso anche da La tenda di Abramo "perché può aiutarci a guardare al fenomeno dell'immigrazione, non più solo come un problema, ma anche come una risorsa" ha detto la presidente dell'associazione Erika Manuali.
"Il sangue è per tutti di coloro rosso. Nessuno sceglie dove nascere e tutti hanno lo stesso diritto di essere felici, di avere dei sogni e una vita dignitosa - ha detto il medico, raccontando la sua esperienza di ogni giorno, in cui sbarcano sull'isola uomini e donne, con le loro storie: alcune belle, come i parti "improvvisati", che riescono a dare luce a nuova vita, nonostante tutto, altre atroci, come le stragi silenziose di 15enni morti asfissiati nelle stive delle navi. Medico chirurgo siciliano, Bartolo è, dal 1992, il responsabile delle prime visite a tutti i migranti che sbarcano a Lampedusa: ha visitato oltre 300 mila persone ed è, suo malgrado, tra i medici che hanno compiuto il maggior numero di ispezioni cadaveriche al mondo.
Nonostante i vari programmi di sicurezza delle frontiere, attuati dopo il terribile naufragio dell'ottobre 2013, ha spiegato come la situazione non sia migliorata: "le carrette del mare si sono tramutate in gommoni sempre più fatiscenti", con l'aggravante che i migranti sono costretti a un perdurante contatto con la benzina, con i relativi rischi e le conseguenti ustioni; e anche i trattati con la Libia per la diminuzione degli sbarchi hanno prodotto il risultato di confinare i drammi dei migranti "a casa loro". Ecco perché per il medico è prioritario creare corridoi umanitari contro la tratta degli esseri umani.
"Vi dicono che c'è un'invasione epocale - ha detto Bartolo - ma nel 2016, anno in cui c'è stato un maggior numero di sbarchi, parliamo di 181mila persone, rapportati a una popolazione di 60 milioni di abitanti in Italia, e di 740 milioni in Europa". Nel suo lungo intervento, accompagnato dalla proiezione di foto e video, ha invitato a distinguere pregiudizi e allarmismi "Io salgo per primo nelle motovedette per verificare, prima che tutti scendono, compreso l'equipaggio, che non vi siano malattie infettive, per tutelare il territorio italiano ed europeo. In tutti questi anni non ho mai riscontrato gravi malattie da far preoccupare il territorio italiano ed europeo". A suo avviso, un altro grande errore è fare distinzione tra migranti economici e rifugiati politici: "Che differenza c'è tra una persona che muore per la guerra e una che muore per fame? Entrambe vanno accolte e salvate". "Mi dicono 'lei è un eroe'. Io non sono un eroe, faccio solo il mio dovere: perché aiutare gli altri è nostro dovere come esseri umani".
Dalla tanta sofferenza e dolore a cui ha assistito, sono nati, nonostante tutto, progetti positivi di valore sociale, come il film documentario Orso d'oro al festival di Berlino nel 2016, "Fuocoammare" di Gianfranco Rosi, in cui è tra i protagonisti, e il libro "Lacrime di sale" (Mondadori, 2016), di cui è co-autore, tradotto in molteplici lingue, e vincitore di un premio letterario.
"Solo rispettando il diritto alla vita, rispetteremo la nostra umanità, potremo camminare a testa alta sapendo di aver fatto quello che era giusto fare" ha concluso, prima che il pubblico si alzasse in piedi tributandogli un applauso.