ANCONA - Dalle persone colpite da ictus che lavorano ogni giorno per riprendere in mano la propria vita ai caregiver che li assistono e li supportano, dai team sanitari che corrono contro il tempo per salvare vite umane agli specialisti della riabilitazione che fanno muovere le persone un passo alla volta: la lotta all’ictus cerebrale deve essere vista come un gioco di squadra perché insieme siamo #PiuFortidellIctus (#GreaterThanSktroke).
Questo il tema scelto dalla World Stroke Organization per l’edizione 2024 della Giornata Mondiale contro l’Ictus Cerebrale che, come ogni anno, si celebra il 29 ottobre e di cui si fa promotrice, nella Regione Marche, A.L.I.Ce. Marche Odv, l’Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale proponendo un evento pubblico che si svolgerà in Ancona, Aula T27 della Facoltà di Economia-Polo Villarey dalle ore 17:00.
“L’ictus cerebrale, nel nostro Paese, rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, e la prima causa di invalidità. Quasi 100.000 italiani ne vengono colpiti ogni anno e la metà dei superstiti rimane con problemi di disabilità anche grave. In Italia, le persone che hanno avuto un ictus e sono sopravvissute, con esiti più o meno invalidanti, sono oggi circa 1 milione, ma il fenomeno è in crescita anche conseguenza dell’invecchiamento progressivo della popolazione” - dichiara Annunziata Scuppa, Presidente di A.L.I.Ce. Marche Odv.
L’ictus è una malattia cerebro vascolare acuta che può essere causata dall’improvvisa ostruzione, da parte di un trombo o di un embolo, di un vaso del circolo cerebrale(in questo caso si parla di ictus ischemico) oppure dalla rottura di un’arteria (in questo caso si parla, invece, di ictus emorragico). È una di quelle patologie definite “tempo-dipendenti”: richiede un’attivazione immediata del sistema del soccorso; infatti, prima si interviene, più cellule cerebrali si possono salvare, consentendo una migliore ripresa e una minore disabilità. I tempi di trattamento del paziente, una volta raggiunto il pronto soccorso, sono governati da protocolli ormai definiti e collaudati: il nodo cruciale resta quindi la fase territoriale, cioè il rapido riconoscimento deisintomi dell’ictusdapartedelpazienteedeisuoifamiliari,ilprontoriconoscimentodellapatologia neurologica acuta da parte dei mezzi di soccorso che giungono sulla scena, la rapida comunicazione con la centrale del 112, il veloce invio del paziente e il contemporaneo contatto con il neurologo in pronto soccorso che è in grado, avendo a disposizione i dati fornitigli telefonicamente, di contattare i familiari e predisporre il trattamento all’arrivo del paziente.
Come per tutte le patologie tempo dipendenti e per tutti i percorsi di emergenza urgenza, è il lavoro di squadra che fa la differenza e, nel caso dell’ictus cerebrale, è fondamentale innanzitutto la consapevolezza dei cittadini: riconoscere precocemente i sintomi e chiamare tempestivamenteil 112 possono davvero salvare la vita.
“La corretta informazione della popolazione svolge un ruolo fondamentale per favorire la consapevolezzadell’importanzadiunostiledivitacorrettoperlaprevenzionediquestamalattiae la riduzione delle sue conseguenze – dichiara il Prof. Mauro Silvestrini, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche e Direttore della Clinica Neurologica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche. - I sintomi da riconoscere sono:
- improvvisa perdita di motilità o evidente riduzione della forza ,inunbraccioounagamba o entrambi gli arti di uno stesso lato del corpo (incapacità di sollevare un braccio o di mantenerlo alzato allo stesso livello dell’altro e/o difficoltà a muovere una gamba);
- improvviso formicolio rendersi conto di non sentire più, di sentire meno o in maniera diversa in un braccio o una gamba o entrambi gli arti di uno stesso lato del corpo;
- improvvisa asimmetria della bocca (“bocca storta”, più evidente quando si prova a sorridere);
- improvvisa difficoltà a parlare o a comprendere,confusione mentale
- improvvisa difficoltà nel vedere,visioneoffuscatainunooentrambigliocchi
- improvvisa incapacità di coordinare i movimenti, vertigini, perdita di equilibrio con eventuale caduta a terra
- improvviso forte mal di testa senza causa nota,diverso dal solito
In caso dicomparsadisintomiriferibiliall’ictus–continuailProf.Silvestrini-èassolutamente necessario evitare di perdere tempo ed è indispensabile chiamare subito il 112, quindi
- non aspettere di vedere se i sintomi migliorano spontaneamente;
- non chiamare e non recarsi dal medico di medicina generale(MMG) o dalla Guardia Medica;
- non recarsi in Pronto Soccorso con mezzi propri,anche per evitare di presentarsi in un Ospedale non attrezzato per l’adeguato trattamento dell’ictus”.
La famiglia della persona colpita da ictus diventa una risorsa indispensabile nel processo di cura ma, spesso, non ha le competenze sufficienti per assistere la persona al proprio domicilio; per questo motivo, durante la degenza, l’infermiere comunica con il caregiver e la famiglia educandoli sulla prevenzione delle complicanze e sull’assistenza alla persona, in base al grado di autonomia.
L’infermiere è, dunque, un’altra delle figure importanti nella presa in cura a domicilio della persona colpita da ictus. I caregiver e familiari svolgono un ruolo fondamentale perché aiutano il paziente nelle attività quotidiane, come la cura personale, la gestione dei farmaci e la preparazione dei pasti; possono aiutare il paziente a diventare il più indipendente possibile, incoraggiando l’autonomia nelle attività quotidiane e fornendo supporto emotivo per affrontare le difficoltà. Infine, collaborano con i terapisti per assicurare una gestione efficace del paziente.
Altro ruolo fondamentale, all’interno della squadra che combatte l’ictus cerebrale, è quello degli specialisti che si occupano del post ictus. Il trattamento neuroriabilitativo, che ha come obiettivo quello di migliorare le funzioni fisiche, mentali e cognitive, restituendo alla persona la maggior indipendenza possibile,dovrebbe iniziare in ospedale quanto prima, non appena il paziente mostri segni di recupero fisico e proseguire in modo continuativo, senza interruzioni né rigide limitazioni temporali e seguendo un protocollo uniforme.
Oltre alla riabilitazione motoria, che aiuta a mantenere il tono e la forza muscolare, spesso è necessario prevedere anche sedute di logopedia ed esercizi che possano migliorare la deglutizione: conl’ictussipuòperderelacapacitàdiparlareocomprendereleparole,cosìcome lacapacitàdiscrivereeleggereoanchedideglutireinmodoadeguato.Nonmenoimportanteèla terapia occupazionale, che è fondamentale nell’affrontare le attività quotidiane ed essere nuovamente inseriti nell’ambiente sociale e lavorativo.
“L’ictus è un evento traumatico, improvviso e inatteso – dichiara Andrea Vianello, Presidente di A.L.I.Ce. Italia Odv - e la nostra associazione attraverso le sedi regionali è da sempre impegnata inattività di sensibilizzazione e informazione su questa patologia a 360°:è fondamentale che tutti i cittadini siano consapevoli di quali siano i fattori di rischio, di quanto sia importante il riconoscimento tempestivo dei sintomi e di cosa fare in caso di loro comparsa. Il post ictus è una fase molto delicata ma, purtroppo, ancora troppo trascurata: le persone colpite da ictus presentano esiti più o meno invalidanti causati dal danno cerebrale ed è fondamentale che ricevano una corretta informazione sulla fase neuroriabilitativa, in modo da poter, possibilmente, migliorare la propria situazione clinica”.
Il programma del convegno è nella locandina in allegato, sezione download.