MOIE DI MAIOLATI (An) - Nella definizione dei nuovi requisiti di autorizzazione dei servizi sociosanitari diurni e residenziali (circa 12.500 posti) si gioca una partita importantissima in tema di scelte di politica sociale. Entro pochi giorni la Commissione Consiliare esprimerà il parere sulla proposta della giunta che poi approverà il provvedimento in maniera definitiva. Se vogliamo cercare di modificare la proposta occorre aumentare la pressione sul presidente Ceriscioli (al quale abbiamo consegnato le prime 580 firme) e accelerare nella raccolta SOTTOSCRIVENDO la PETIZIONE. Le motivazioni sono spiegate nelle righe che seguono che rimandano, per chi vuole, ad ulteriori approfondimenti.
In gioco c’è un’idea di servizi. L’abbiamo declinata in termini di contrapposizione tra modelli. La Regione ha virato decisamente verso la concentrazione a danno della diffusione territoriale. La capillarità dei servizi è strumento per l’inclusione, tematizza progetto e qualità di vita. Cosa significa abbiamo cercato di spiegarlo in questi video, nella audizione in Commissione Consiliare e nell’incontro con il presidente della giunta regionale.
Se passa la proposta che prevede per alcuni requisiti strutturali il mantenimento della precedente regolamentazione (letti per camera, superficie, capacità recettiva e accorpamenti) non ci sono limiti alla possibilità di attaccare moduli su moduli destinati sia alla stessa tipologia di destinatari che ad altra tipologia (salute mentale, anziani, disabilità). Questo perché per il totale dell’offerta da qui ai prossimi anni non ci sono vincoli per gli accorpamenti in quanto precedentemente non regolamentati (vedi qui Tornare indietro. La nuova proposta sui requisiti dei servizi e qui Requisiti servizi. Tutti i nodi irrisolti della programmazione regionale).
Una situazione che negli ultimi 15 anni si è sempre più sviluppata nella nostra Regione. Una “multimodularità” che tiene insieme “nuclei” per anziani, disabili, salute mentale con strutture da centinaia di posti.
Occorre ricordare che lasciare inalterati alcuni requisiti definiti circa 20 anni fa, significa sostanzialmente prorogare una regolamentazione che nel 2000 era già fortemente datata (Vedi qui una sintesi riguardante la precedente regolamentazione).
La spinta verso il concentramento si rafforza con la sostanziale scomparsa, per le nuove realizzazioni, delle piccole comunità per disabili da 10 persone (ora potranno arrivare fino a 20). Ma come detto, la norma che fa valere il mantenimento dei precedenti requisiti per tutti i servizi attivi o via di realizzazione, non impedisce, di mantenere il modulo da 10 accorpato con altri moduli senza possibilità di limitazione. Stessa situazione nell’area salute mentale (compresa la residenzialità per disturbi neuropsichiatrici in età evolutiva): il modello proposto è due moduli da 20 con possibilità di accorpamento con altri 20 posti di centro diurno. Strutture da 60 posti. Un gravissimo processo di neoistituzionalizzazione.
Non a caso abbiamo definito la proposta, senza un’anima con un approccio meramente amministrativo mirato a gestire esclusivamente l’esistente.
In gioco c’è dunque l’idea di sersottoscrivendo la PETIZIONE che abbiamo promosso nei mesi scorsi. Siamo in una fase cruciale, a breve la Commissione emanerà il parere ed è importantissimo esprimere il dissenso nei confrontivizi. Le piccole comunità inserite nei normali contesti abitativi, possono costare di più. Forse si, ma la qualità ha sempre un costo. Si tratta di scelte. Se la prospettiva, come sembra, è quella dell’economia gestionale, se ne può fare sempre di più e può essere senza limiti. Ma appunto di scelte si tratta ed è quello su cui dovrà misurarsi a brevissimo la giunta regionale delle Marche.
Chi non si rassegna a questo esito può far sentire la propria voce ed esprimere il proprio dissenso della proposta.
Una petizione che chiediamo di sottoscrivere e diffondere (vedi in calce a questa nota testo e indicazioni)
Gruppo Solidarietà
QUI PUOI FIRMARE LA PETIZIONE. DI SEGUITO IL TESTO
Gruppo Solidarietà