PESARO - Creare forme di autonomia e aggregazione per le persone con disabilità, così da stimolare nuove possibilità cognitive verso il raggiungimento di un maggiore distacco dalla famiglia. E farlo unendo in una rete di collaborazioni e ascolto reciproco associazioni, operatori e parenti. Questo è stato l’obbiettivo di Noi speriamo che ce la caviamo da soli… progetto su scala nazionale che fra il 2018 e il 2020 si è esteso in tutta Italia in dodici differenti territori, dal Piemonte alla Puglia, dalla Sicilia al Friuli-Venezia Giulia. La mobilitazione, animata da 13 associazioni, con Aias Pesaro capofila, si è formalmente conclusa con una affollata e partecipata conferenza, tenuta il 17 gennaio al Pesaro nel palazzo della Prefettura, dove si sono avvicendati gli interventi di esperti e di testimoni e sono state presentate anche le linee guida del progetto. L’autonomia nel “durante noi”, nuovi percorsi.
“Sorprendenti” i risultati sviluppati da Noi speriamo che ce la caviamo da soli…, secondo le testimonianze di chi ha accompagnato le persone disabili durante l’arco delle attività. Il presidente di Aias Pesaro, Franco Tonucci racconta: "Grazie al progetto quattro dei nostri ragazzi hanno avuto la possibilità di condividere spazi e momenti conviviali infrasettimanali, trascorrere week end 'lontano da casa' tra visite a musei, partite di bowling, gite, eventi sportivi. Il beneficio per le famiglie e per i figli è pienamente positivo. Avanti tutta, l'autonomia è un diritto universale e un valore prezioso".
I risultati di "Noi speriamo che…" sono raccolti nel fascicolo delle Linee guida (in allegato), così da poter replicare l'esperienza anche in altre parti d'Italia. A curarlo, il comitato scientifico coordinato da Angela Genova, ricercatrice dell'Università degli Studi di Urbino Carlo Bo che spiega: "Avviare progetti d'autonomia innesca cambiamenti anche inaspettati nelle persone con disabilità. Di fronte agli stimoli per l'indipendenza, abbiamo visto sviluppi sorprendenti. Nuove possibilità si sono aperte anche per familiari e operatori. È emersa la necessità di lavorare molto nella propria comunità territoriale, che non è sempre pronta ad includere le persone disabili coinvolte in percorsi d'indipendenza. I genitori hanno bisogno di continuità. Sono pronti a delegare l'assistenza dei propri figli, purché in azioni continuative e strutturate".
Piccoli gruppi hanno vissuto nel biennio forme d’indipendenza già nel “Durante Noi” dell’assistenza familiare, in prospettiva, quindi, del “Dopo di Noi”, quando quell’assistenza verrà meno. Hanno beneficiato in tal modo di miglioramenti graduali sul versante delle capacità di “cavarsela da soli”, grazie a esperienze abitative, laboratori, uscite e momenti socializzanti, capaci di portare nuovi stimoli neurali. Non solo, i familiari sono stati coinvolti in focus group, per formarsi assieme agli operatori alla dimensione del distacco e dell’autonomia nel modo più umano e consapevole possibile. Ed è forse proprio quest’ultimo uno degli aspetti più innovativi del progetto.
Oltre alla capofila Aias di Pesaro hanno preso parte a Noi speriamo che ce la caviamo da soli…, le associazioni Insieme a Pesaro, Abitare Insieme a L'Aquila, Aladino a Terni, Anffas Cagliari, Csa a Messina, Conca d'Oro a Vicenza, Cpd a Torino, Ecopark a Udine, Fuorigioco a Mantova, Gad a Forlì, Insieme per i disabili a Lecce, Semi di Pace a Tarquinia. CSV Marche ha fornito assistenza tecnica al percorso.
Sono stati 52 i beneficiari diretti del progetto, altri 208 quelli che hanno partecipato al processo di indagine, 158 volontari e 26 gli operatori coinvolti. Col finanziamento del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, per un valore complessivo di 900mila euro.
L’augurio più volte espresso da tutti i membri delle associazioni che hanno dato vita alla rete ora è di poter continuare, per non disperdere il prezioso lavoro fatto, anzi rafforzarlo, “per il diritto all’autonomia delle persone con disabilità fisica o psichica”.