Aurora ci racconta la sua esperienza nel Servizio civile universale con L'Africa Chiama, ong di Fano. La decisione di partire dopo la Maturità. E poi un anno di impegno nei progetti umanitari, a intimo contatto con le comunità locali, nel cuore dell'Africa.
Ricordi, tantissimi. Uno più bello dell'altro. Ma forse quelli che Aurora rivive con più trasporto sono legati al servizio di mensa per i piccoli studenti. "
Due volte alla settimana andavamo a cucinare per i bambini delle scuole primarie di sei villaggi. Raccoglievamo la legna, accendevamo il fuoco e nei grandi pentoloni preparavamo assieme alle cuoche il kande, un piatto locale di fagioli, mais, carote e cipolle, e poi lo servivamo ai bimbi, che là sono anche trecento per classe". Aurora Bertulli è una volontaria di ritorno dalla Tanzania, nel cuore verde dell'Africa australe. Il centro delle sue attività è stata la piccola cittadina di Iringa, dove ha passato quasi un anno grazie al Servizio civile universale prestato con
L'Africa Chiama, ong fanese che dall'inizio del nuovo millennio è attiva in progetti umanitari per il grande continente dimenticato. È partita appena presa la Maturità di 5° superiore e i suoi 20 anni li ha compiuto in Africa, sulle strade di Iringa, una piccola cittadina nel mezzo del Paese: "
Finita la scuola sentivo il bisogno di prendermi del tempo per riflettere e chiarirmi le idee. Avevo sentito parlare dell'opportunità di poter fare un anno di Servizio civile universale all'estero: era il momento giusto. Così mi sono messa a cercare in Internet e ho scoperto che L'Africa Chiama aveva dei posti a bando coi suoi progetti. Sono di Fano, da sempre so quanto questa ong sia seria e competente. Col mio gruppo Scout ci ho collaborato tante volte, allestendo banchetti, partecipando a iniziative. Ho deciso di candidarmi con loro, fra tante associazioni. E sono stata selezionata! Dopo i mesi di formazione, è arrivata la partenza".
Siamo entrate, di giorno in giorno, nelle case delle persone. Qui abbiamo conosciuto il contesto familiare più intimo della gente del posto
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È così che Aurora si è ritrovata fra le strade di terra rossa che si diramano lungo i paesaggi arborei della Tanzania. Lei, e una compagna di Servizio civile, si svegliavano all'alba, perché è col sorgere del sole che in Africa iniziano le giornate. Entrambe salivano sui mezzi pubblici e si spostavano da Iringa per andare a svolgere il loro servizio nei paesi vicini, e occuparsi dei progetti che L'Africa Chiama sviluppa per il contrasto alla malnutrizione, e per prestare riabilitazione ai disabili. "Siamo entrate, di giorno in giorno, nelle case delle persone. Qui abbiamo conosciuto il contesto familiare più intimo della gente del posto", ricorda Aurora. Anche con la lingua l'immersione è stata totale. Là l'inglese non lo parla nessuno e quindi per un mese lei si è tuffata a studiare lo swahili, l'idioma locale, che è l'unico per comunicare. "Piano piano mi sono sciolta fino a riuscire a parlare, a dialogare. Con la lingua locale si riesce a entrare nelle conversazioni che la gente fa nella vita di tutti i giorni. Si arriva a un grado di prossimità stretto. E per i tanzaniani dei villaggi era una grande gioia sentirci parlare in swahili, restavano sorpresi, stupefatti che conoscessimo le loro parole di tutti i momenti".
Ricordo i paesaggi incredibili, i bambini che nei villaggi spuntavano da tutte le parti. La realtà che mi veniva incontro e i pensieri che stimolavano la mia mente
La notte Aurora si riposava nella struttura di
L'Africa Chiama a Iringa, nella casa dei volontari. Proprio davanti c'è l'ostello dove due volte alla settimana arrivano sette mamme dai villaggi lontani dalla città, per partecipare alla Settimana intensiva di riabilitazione. Ogni nuovo giorno di Aurora era fatto da un nuovo viaggio, verso un progetto, per aiutare i beneficiari. Durante la stagione delle piogge i sentieri si fanno di fango e allora i mezzi di trasporto non riescono più a procedere o si muovono con grande difficoltà: "
A quel punto non restava che camminare, per ore e ore e i tempi di spostamento si dilatavano triplicandosi. Ricordo delle lunghe camminate i paesaggi incredibili, i bambini che nei villaggi spuntavano da tutte le parti. La realtà che mi veniva incontro e i pensieri che attraversavano e stimolavano la mia mente", ci dice Aurora. Ora che il Servizio civile è concluso, conferma che resterà di certo nell'associazione e continuerà come volontaria. Il lungo anno in Tanzania intanto le è servito anche per capire meglio cosa intende fare del cammino che ha davanti a sé: "
Studierò fotoreportage a Roma, voglio diventare fotografa e fare denuncia. Appena avrò concluso la mia specializzazione, ripartirò".
Foto gentilmente concesse per la pubblicazione da Aurora Bertulli