Marta Migliosi, volontaria e attivista di Uildm Ancona e Avi Marche Aps, riflette su nuovi orizzonti e urgenze dell'impegno civile. "C'è bisogno di incisività e competenze, soprattutto nelle stanze decisionali. Per smontare pezzo per pezzo il mondo abilista". E il volontariato può fare di più
È ora che il volontariato e l'impegno civile mettano al centro della riflessione i diritti umani, "riconoscendo le persone con disabilità non esenti da tali diritti". E dunque, è sempre più necessario che le persone con disabilità abbiano la possibilità di partecipare attivamente alla vita politica e amministrativa della propria comunità e di venire incluse nelle stanze dove c'è il potere di prendere le decisioni, "ma sempre in modo economicamente e ideologicamente libero dalle istituzioni". Ne è convinta Marta Migliosi, 26 anni, da sempre volontaria e attivista. "In Italia nel volontariato prevale ancora un approccio di tipo caritatevole e assistenziale o di appoggio al potere e alle istituzioni invece di essere da pungolo e stimolare la riflessione – riflette Marta – ma è ora di ribaltare questa prospettiva. È ora che l'associazionismo si concentri sulla lotta per l'affermazione dei diritti umani anche delle persone con disabilità con le specificità delle scelte. Proprio come ci si è molto impegnati in questi anni su tanti temi, tutti giusti e riconosciuti socialmente; ad esempio i diritti per i migranti o per i senza fissa dimora: bisogna sentirli come gli stessi. Sono ancora poche le associazioni, nel mondo del terzo settore che si occupano in maniera libera e competente su questi temi. Quasi tutte si concentrano su missioni più assistenziali, come l'occupazione del tempo libero, o il superamento delle barriere architettoniche, come se l'universo della disabilità si concludesse lì". È ora che l'associazionismo si concentri sulla lotta per l'affermazione dei diritti civili delle persone con disabilità. Con lo stesso impegno che in questi anni c'è stato per altri temi
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Le associazioni, di qualsiasi tipo, devono avere gli strumenti per rendere possibile la partecipazione di chi ha disabilità, fisiche o psichiche.
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"L'orizzonte è nel moltiplicare la partecipazione in ogni luogo dove si prendono decisioni, ancor più quelle che riguardano la nostra vita, mentre tutt'ora ci si ritrova a subire passivamente quanto deciso da altri", spiega Marta Migliosi. Per arrivare a tale obiettivo c'è bisogno di accorgimenti specifici, di fondi destinati, di accessibilità che consenta la partecipazione attiva. "E il volontariato ha un ruolo fondamentale nel percorso che stiamo intraprendendo. Sia perché è il momento di riconoscere la lotta delle persone disabili come parte della lotta per i diritti civili di ogni minoranza. Sia perché le stesse associazioni, di qualsiasi tipo, devono essere in grado di includere chi ha disabilità, fisica o psichica, al proprio interno. Parliamo di una rivoluzione culturale che in Italia è ancora in movimento". E aggiunge: "Sono ancora poche le persone con disabilità che fanno volontariato perché ovviamente, come nel resto delle 'attività umane', dipende come e in che modo noi persone disabili siamo pensati in quei spazi e luoghi e attività".
La lotta per i diritti umani è un percorso che deve orientarsi anche con la intersezionalità cioè quella teoria e metodologia che prende in considerazione diverse categorie e identità: genere, razza, classe e altro e tiene conto di come esse interagiscano tra di loro per creare situazioni di privilegio ed oppressione, perché gli attuali meccanismi di discriminazione replicano strutture analoghe per gruppi minoritari differenti. In questa ottica, Marta ha preso parte al Pride Marche 2022 che si è tenuto a Pesaro. "Ancora si fa fatica a rivendicare un orgoglio nella disabilità", ha spiegato ai microfoni. Nella dimensione della discriminazione, ci sono punti di contatto con la comunità lgbtq+, ricorda Marta: "Le persone trans o queer vivono una dimensione del corpo difforme dalla norma, non binaria, non tipica. Sono 'corpi non previsti', proprio come me che vivo con un corpo non tipico e che in ceti contesti viene inquadrato come non previsto". Per superare tali strutture di pensiero culturalmente accettate, c'è da lottare per la rivendicazione dei diritti e l'incisività, in ogni sfera, delle persone disabili. E il volontariato può e deve in questo senso giocare un grosso ruolo.