ANCONA - Il caso dell’intervento della magistratura di questi giorni per gli appalti sul taglio della vegetazione nei corsi d’acqua, come nell’analogo caso del fiume Triponzio del 2020, nel quale è intervenuta autorità giudiziaria per illecito taglio di vegetazione, fa nascere un serio interrogativo: i lavori fluviali hanno veramente le motivazioni di ridurre il rischio oppure aumentare i profitti di qualcuno?
Da decenni il WWF contesta le modalità dei lavori che trasformano il fiume in un canale rettificato, eliminando la fascia vegetazionale riparia e abbattendo tutti gli alberi, anche quelli protetti dalla legge ad iniziare dalle querce, anche se collocati a buona distanza dal letto del fiume, che distruggono gli habitat fluviali, che aumentano la velocità della corrente, aumentando i fenomeni di erosione spondale.
I casi di interventi delle autorità giudiziarie per questo tipo di lavori, che nulla hanno di scientificamente provato, fanno sorgere il sospetto che gli interventi di questo tipo nascano per il pretesto per altri fini che nulla hanno a che far con la sicurezza idraulica.
A questo punto bisognerebbe proseguire nel porsi delle domande, per esempio, sulla sostenibilità geomorfologica ed ecologica e correttezza idraulica di togliere la ghiaia dai fiumi, che generalmente soffrono la condizione di erosione verticale per mancanza di sedimenti in alveo, per il ripascimento delle spiagge, oppure sulle necessità di rettificare, spianare gli alvei con le ruspe che devastano gli ambienti con interventi che si cancellano dopo una piena, oppure sulla opportunità di fare largo uso di gabbionate (massi con acciaio), contrariamente a tecniche che possano intervenire con la rinaturalizzazione delle sponde anche e soprattutto in contesti di ambiente agricolo.
Il WWF da sempre chiede che gli interventi di manutenzione fluviale siano supportati da un progetto con basi tecnico e scientifiche che adotti le alternative a minor impatto ambientale e prediliga le Soluzione Basate sulla Natura, ovvero la riqualificazione ecologica degli habitat, il ripristino delle naturali dinamiche fluviali e la connettività ecologica come richiesto dalla Strategia Europea per la Biodiversità 2030, la Costituzione, la normativa nazionale e le linee guida dei 14 Contratti di Fiume attivati nelle Marche.
Tutte domande queste che il WWF, gli ambientalisti, pongono da decenni alle autorità competenti in gestione fluviale, domande che meritano un dibattito trasparente e pubblico.
Comunicato stampa a cura di WWF Ancona Macerata