Torna la rassegna Cambiamo discorso che affronta il tema degli stereotipi digenere. L’appuntamento è il 30 gennaio, alle ore 17, come sempre online, per parlare di “benessere di genere” e delle condizioni che consentano o al contrario ostacolino la realizzazione. Organizza l’incontro, l’associazione Reti culturali, la relatrice è Roberta Pinelli, Insegnante, già Assessora alle Politiche sociali del Comune di Modena.
Per partecipare all’incontro, è necessario iscriversi al form contenuto a questo link e poi si riceveranno tutte le informazioni per connettersi: https://bit.ly/csvmarche-itbenesseredigenere
L’evento è organizzato col patrocinio di Assessorato Pari opportunità Comune di Ancona, in collaborazione con AMAD – Associazione Multietnica Antirazzista Donne, ASC – Associazione Storia Contemporanea, FREEWOMAN Toponomastica femminile.
Spiegano le organizzatrici: “Nella sua relazione dal titolo volutamente provocatorio ‘La Medicina di Genere non serve alle donne’, Roberta Pienni introduce a una visione critica dell’argomento, a partire da una breve storia della medicina di genere, con cenni a qualche donna protagonista, per arrivare allo stato delle cose, in Italia e nel mondo, come normativa vigente, organismi istituiti, problemi da affrontare…. Approfondendo il presupposto che le parole “sesso” e “genere” non sono sinonimi, rifletterà sulla diversa medicina necessaria per il raggiungimento del benessere sociale e individuale”.
Questo è il primo di appuntamenti gratuiti online del 2025, che Reti culturali programma con Cambiamo discorso, per, continuano le organizzatrici, “contribuire a un inquadramento storico, sociale, culturale di condizioni che, se vissute come carico individuale, possono portare a sofferenza, percepita quasi come colpa personale. La variegata gamma di situazioni di cui si tratterà nel ciclo di incontri potrà essere utile a fronteggiare in modo consapevole il disagio – si ripete: non da un punto di vista clinico, bensì come presa di coscienza che al di là delle responsabilità e delle scelte personali esistono condizioni generali (dal gap economico-lavorativo alla mistica della maternità, dal mancato rispetto linguistico alla scarsa valorizzazione dei saperi femminili) che non consentono di raggiungere e mantenere il ‘potenziale personale nella società’”.
L’Osservatorio europeo sui sistemi e le politiche per la salute ha proposto una definizione di ben-essere come: “Lo stato emotivo, mentale, fisico, sociale e spirituale che consente alle persone di raggiungere e mantenere il loro potenziale personale nella società”. Questa definizione è presente da anni in tutte le locandine del ciclo di incontri on line che Reti Culturali ha realizzato dal 2020, con cadenza pressoché mensile, con “Cambiamo Discorso – contributi per il contrasto alla discriminazione di genere”, con l’intento di sensibilizzare, educare, consolidare un approccio cambiato, rispetto a una mentalità ancora diffusa – retaggio della cultura patriarcale che non bastano le leggi a sradicare.
“Per “stare bene” non basta la salute, cioè l’assenza di mali fisici, di patologie che siano diagnosticabili con strumenti oggettivi e possano essere curate con adeguati interventi terapeutici, medici o chirurgici. Questo vale per gli uomini come per le donne, ma il pervasivo fenomeno della discriminazione di genere induce a una riflessione particolare sull’indefinibile stato di inquietudine e turbamento che caratterizza ampia parte della realtà femminile, personale e sociale, con origini e motivazioni, sia pure inconsapevoli, anche di matrice culturale”, riflette l’associazione Reti Culturali.
Dal sabato precedente all’incontro, si potrà leggere l’intervista alla relatrice, a cura diDanila Baldo, vicepresidente di Toponomastica femminile e capo-redattrice della rivista on line, vitaminevaganti.com al link: https://vitaminevaganti.com/category/societa/spigolature/conversazioni/cambiamo-discorso/
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